Piccolo Prosimetro della Provvisorietà_Baci resistenti mando e chiedo

Car* voi che ci leggete, da giorni siamo al lavoro per proporvi nuovi incontri, nuovi viaggi. Siamo al lavoro alla ricerca di parole sincere e oneste, di storie e persone che con il loro prezioso studio possano stare con noi, portandoci ad aprire lo sguardo, ad accogliere questo come tempo di riflessione attiva e creativa.

Così abbiamo pensato a questa rubrica: PPP – Piccolo Prosimetro della Provvisorietà.

Per noi, ha valore di una chiamata alla Poesia.

Aspettiamo le vostre parole (potete scriverci via mail o sui social) e cominciamo pensando per voi baci resistenti.

La Redazione di Polytropon Magazine






BACI RESISTENTI MANDO E CHIEDO

Quand’è che tornerò a toglierti di bocca
le unghie?
Magari saremo seduti alla stazione,
magari sorpresi dal non avere esitazione.
Per ora ti mangio con gli occhi.
Tu tieni le mani in tasca
ma, ti prego, resta insicuro.
Io sto tutta nella testa
e mi chiedo di restare a guardare,
di non togliere il viso dalle tante voci
che non sanno parlare.
Le unghie ti cresceranno,
qualche mese ci vorrà.
Il tempo che basterà a me
perché dentro mi cresca il desiderio dei fiori
per le strade delle città.
Dei passi,
degli urti incostanti.
Per ora ti mangio con gli occhi.

Mento, non mi mancano
le cortesie sbadigliate
i sorrisi dati a buon mercato
le parole di chi si è abituato
le voci un tanto al chilo
con le mani e i piedi
fradici
di sonno.
Non mi mancano i nomi fatti
per ridurmi al silenzio
gli indulti
delle doglianze e delle consolazioni
abortite democraticamente,
come si dice,
non mi mancano i silenzi ricorrenti
sulle cose che sono tutte importanti
anche le più inconsistenti.
Non mi pesa il silenzio.
Questo starmene robusta come un pino
ad attendere la primavera.

Mi manca sperarla.
Cerco i versi e non li trovo
nemmeno a chiamarli.
Dov’è che li ho messi io
tanto distratta che ora avrei
tempo per contarli?
Cerco le tue dita nella bocca
pure quella deve essere la tua, cerco
quelle dita tormentate
che ti fanno tanto sincero
e dolce, patologico
e quindi necessario alla mia
sicurezza.
Non ti trovo.

Non ti trovo più così
e quando, mi chiedo,
quando ti avrò ancora tra le braccia
a dirti: qui c’è una lingua
di terra tutta fatta salva per darti salvezza,
ecco scopro che questa tua insicurezza
è sempre stata una mia colpa.

Se perderai le dita nella bocca
troverai le dita tra i miei capelli
e forse sarò io meno sicura,
e forse dovrai farmi spazio sul tuo petto
e dirmi che sei Terra promessa
ma non Zona franca,
cinta di muri
ché la promessa, ti dirò allora io,
è fatta per essere mantenuta
da chi l’ha chiesta.

E allora io ti chiedo
e ti mando baci resistenti.
E ti faccio avere sulla bocca tutta
libertà promessa
senza ordini, senza regole né dettati
(ché ti amo perché quando lotti componi come
un bambino e sei anarchico
come un tenero uccellino)
con l’unica preghiera
(non da madre, né da figlia, ma nemmeno da sorella,
non come amica ma solo perché amante che ti ama
con tutta l’anima sua più la tua):
abbi cura di conservarti
tutto intero
perché possa ritrovarmi
tutta intera
conservata dentro te.

Ecco, caro mio.
Mando baci resistenti
baci resistenti chiedo e
siccome farli non possiamo
li avremo nel pensiero,
e li conteremo sulle dita, come un gioco.

O una sfida.

DI IRENE GIANESELLI

FOTO DI COPERTINA  © ELLIOTT ERWITT, USA. 1953. New York City.

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