Paola Cortellesi e le Segretarie: al Bifest le lavoratrici dello spettacolo sono donne che credono nella propria libertà

La seconda giornata del Bif&st è stata quella giusta per inquadrare il ruolo delle donne nell’industria dello spettacolo a partire dai primi Anni 50 fino ad oggi. Perché del doman non v’è certezza, si sa, ma non è mai troppo presto per cominciare a fare i conti con la realtà.

E la realtà ci dice che essere donna è difficile, difficilissimo, perché spesso le nostre colleghe/sorelle ci ricordano che siamo sempre troppo giovani o troppo vecchie, che se otteniamo qualcosa è perché siamo femmine di una certa categoria e vi lascio il piacere di indovinare quali sono i luoghi comuni più razzisti che ho mancato di riportare (perché sono noiosi e annoiarsi raramente conduce al sublime). Sì, la realtà ci dice: donna è problema.

Ma quale realtà? Quella che ci fa comodo immaginare? Quella che ci fa comodo, per inerzia o timidezza, un po’ per celia un po’ per noia, lasciare immutata?

Paola Cortellesi, oggi sul palco del Bif&st dopo la proiezione di “Come un gatto in tangenziale” ha lanciato un messaggio forte e chiaro: donne, prendetevi i vostri spazi.

“Non voglio attributi maschili per definirmi forte. Le donne sono forti, a modo loro. Sento di essere forte come lo era mia madre, come lo era mia nonna. Senza attributi maschili. Quando mi dicevano che stavo firmando un buon contratto nonostante fossi una donna, ho sempre trovato questa constatazione terribile. Per essere una donna, niente male. Ma che vuole dire? Molte volte mi hanno chiesto riguardo qualche sceneggiatura C’hai messo del tuo, no? sembrava così strano che fossi un’autrice insieme ad altre persone”.

La masterclass al Teatro Petruzzelli con la Cortellesi è cominciata in piedi, l’intesa con il regista David Grieco – che incontrava per la prima volta l’attrice e moderava la conversazione – è stata sin dal primo momento giocata da entrambi con i giusti tempi. Tant’è che il messaggio forte e chiaro della donna di spettacolo non è parso grondante della solita retorica perché i due dimostravano nei fatti che la parità tra uomo e donna esiste davvero (anzi, può e dovrebbe esistere perché culturalmente ed eticamente acquisita) e lo dimostravano con intelligenza, con grazia, con verità.

“Oggi ho la possibilità di essere una protagonista: sono grata ai produttori per questo ma devo dire che il varco me lo sono aperta da sola, con la mia ‘tigna’ e il mio team con cui lavoro alle sceneggiature. Spero che in futuro le donne non debbano essere ostinate come lo sono stata io per raggiungere questo obiettivo” ha spiegato l’attrice facendo notare al pubblico, però, che prima di lei c’è una schiera di interpreti altrettanto coraggiose. Da Monica Vitti ad Anna Magnani, affascinanti perché persone piene: di vita, di verità, di profondo rispetto per il proprio mestiere.

Dunque, donne: Cesarina Marchetti, Paola Quagliero, Liliana Avincola, Anna Maria Scafasci, Resi Bruletti, Fiammetta Profili sono le sei protagoniste del documentario “Segretarie – Una vita per il cinema” di Raffaele Rago e Daniela Masciale in proiezione al cinema Galleria proprio nella stessa giornata. Queste signore, oggi alcune hanno festeggiato gli ottanta anni e si raccontano ben consapevoli del percorso culturale e sociale del nostro Paese, sono le segretarie che hanno lavorato con, non soltanto “per”, i fratelli De Laurentiis, Franco Cristaldi e Goffredo Lombardo, che hanno seguito il lavoro di Visconti, Fellini e Monicelli fra i registi e quello di Vittorio Gassman e Alberto Sordi fra gli attori. Molti le definirebbero combattive (convinti che il genere sia un limite), ma queste lavoratrici dello spettacolo, queste dirigenti, hanno semplicemente creduto nel proprio mestiere coniugando il rispetto per se stesse a quello per gli altri. Trasmettono con le loro voci, ora squillanti ora sgranate, la passione per il Cinema, l’orgoglio, certo, per avere costruito al meglio un percorso in un contesto lavorativo che richiede un grande, immenso lavoro di squadra. Ma più di ogni altra cosa, queste donne trasmettono la bellezza della serenità di chi è consapevole della propria libertà.

articolo e foto di irene gianeselli

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