Ricorderemo Laura Betti il 1 maggio assieme a David Grieco in una Conversazione inedita a lei dedicata il giorno del suo compleanno. Vogliamo cominciare a ricordarla proprio con l’articolo che David Grieco le dedicò poco dopo la sua morte.

«David? Sono Sergio Citti. Tanto lo sai che sono sordo e non ti sento, ma ti devo dare una notizia terribile. È morta Laura Betti. Questa è proprio una brutta botta. È morta la pazza, come la chiamava Pier Paolo. Laura era l’unica che faceva ridere Pier Paolo. Era una donna straordinaria, Laura. Pensa che l’ho chiamata proprio ieri sera, chissà che mi dice il cervello, l’ho chiamata tre volte di seguito. Come faccio con te, io parlavo e lei ascoltava. Non l’ho trovata. Ho cominciato a preoccuparmi. Allora ho chiamato te. Ma non ho trovato neanche te. Mi senti, David? Mi piacerebbe fare qualcosa, dire qualcosa. Vorrei venire al funerale, ma mica posso venire in ambulanza. Scrivi qualcosa, David. Scrivi qualcosa anche per me. Scrivi su l’Unità, che mi ha salvato la vita, e che voleva bene a Laura come gli volevamo bene io e te. Fallo, ti prego…».
Tutte le volte che lo vado a trovare a Fiumicino e mi siedo ai piedi del suo letto, Sergio Citti mi guarda e fa: «Sembro vivo, eh?».
Sergio è vivo, confermo, anche grazie alla splendida sottoscrizione di questo giornale. Quindi non posso non accogliere il suo invito.

Quando ero un giovane giornalista, i necrologi erano la mia specialità. Li scrivevo bene, e riuscivo spesso a commuovermi. Non a caso, in gergo si chiamano coccodrilli. Ma da quando hanno cominciato ad andarsene gli amici, non ci sono più riuscito. Com’è difficile la morte per chi non ha il coraggio, o la viltà, di credere in dio. Ho conosciuto Laura Betti a Milano nel 1968, sul set di Teorema di Pasolini. Io come attore ero solo un cane con una bella faccia. Laura si era imbruttita per interpretare la più bella serva della storia del cinema italiano, che del resto le valse la Coppa Volpi alla Mostra di Venezia.
Purtroppo pochi lo ricorderanno in questi giorni, ma Laura Betti era una grandissima attrice, un’attrice purissima, veramente unica. L’unico termine di paragone che mi viene in mente, infatti, è Carmelo Bene.
Ma Laura Betti smise presto di considerarsi un’attrice. Alla fine del 1975, dopo la morte di Pasolini, Laura si immolò alla causa di conservarne la memoria. Assumendo il ruolo di “vedova di Pasolini”, finì per scontrarsi con mezzo mondo e per tutto il mondo divenne ufficialmente “la pazza”.
Ma se tutto ciò che Pasolini ha scritto, detto e fatto continua ad esistere in questo paese che lo avrebbe volentieri consegnato all’oblìo, lo dobbiamo soltanto a lei. Vi basti pensare che le registrazioni delle rare trasmissioni televisive a cui Pasolini partecipò (tutte memorabili, come un lungo servizio di TV7 o l’intervista di Pier Paolo a Ezra Pound) lei è riuscita a salvarle, mentre la Rai il più delle volte le ha mandate distrutte.
Laura ed io avevamo litigato da un anno. Un periodo più lungo del solito. Perché essere amici di Laura e litigarci spesso in fondo era la stessa cosa. Avevo spesso criticato la sua vedovanza pasoliniana. Invece aveva ragione lei. Solo così si poteva salvare la memoria di Pier Paolo. Avevo anche criticato i continui traslochi del Fondo Pasolini. Ora si trova a Bologna, dove anche lei riposerà. Ma soprattutto si trova tra le mani premurose di Gianluca Farinelli e Giuseppe Bertolucci, presso la Cineteca, nel migliore dei luoghi possibili.
Ancora una volta, aveva ragione lei. I matti veri ne sanno una più del diavolo. A Sergio Citti voglio dire grazie per aver salvato l’ultima, come sempre straordinaria interpretazione di Laura nel suo film Fratella e sorello che uscirà a settembre.
E mi raccomando. Falle una telefonata. A lei farà piacere. Come sempre.
ARTICOLO* DI DAVID GRIECO
*Laura Betti. Chi era? La «pazza» che aveva sempre ragione è il titolo dell’articolo firmato da David Grieco per «L’Unità», venerdì 6 agosto 2004.