Lorenza Mazzetti è una donna molto speciale. È stata cresciuta in Toscana insieme alla sorella gemella Paola dalla famiglia di Albert Einstein, famiglia in parte sterminata dai nazisti il 3 agosto del 1944, come lei stessa racconta nel suo primo, fulminante romanzo intitolato Il cielo cade. Dopo la guerra, a Londra, Lorenza Mazzetti è diventata poi, in modo assai rocambolesco, una regista cinematografica importante, è stata tra i fondatori del Free Cinema, cugino inglese del Neorealismo Italiano, e ha vinto anche al premio al Festival di Cannes con il suo film Together. Tornata in Italia nel 1959 per vivere con mio padre, Lorenza Mazzetti ha scelto la letteratura e si è imposta all’attenzione, con i suoi romanzi, anche nel suo Paese d’origine. Nel 1960, a Roma, Pasolini bussa alla porta di Lorenza per chiederle come abbia fatto di preciso a realizzare Together senza il becco di un quattrino. In quei giorni, Pier Paolo Pasolini sta cercando di portare sullo schermo la sceneggiatura di Accattone, ma fatica a trovare un produttore. Molto tempo dopo quell’incontro, io comincio un rapporto tutto mio con Pasolini.
David Grieco, La Macchinazione, Rizzoli, 2015

Lorenza Mazzetti si è spenta a 92 anni a Roma il 4 gennaio 2020. Nella sua lunga esistenza ha vissuto il Novecento di una Europa e di una Italia segnate dal nazifascismo. L’ha vissuto trasfigurandolo da dietro una macchina da presa, scrivendo e dipingendo e cercando di mostrarlo al Nuovo Millenio.
Insieme a Lindsay Anderson, Tony Richardson e Karel Reisz attorno agli Anni ’50 e ’60 ha firmato il manifesto del Free Cinema Moviment, ma aveva già una sua poetica piuttosto definita il suo primo film del 1953 K (ispirato a La metamorfosi di Kafka): un film che girò con caparbietà, prendendo il materiale necessario senza un permesso dalla Slade School of Fine Art di Londra dove studiava. Poi venne Together che fu premiato come migliore film d’Avanguardia al Festival Cannes.
Ma la strage di Rignano nella quale le SS trucidarono la sua famiglia adottiva l’ha profondamente segnata. Proprio su quella lacerazione imposta dalla Storia e che per molto tempo, troppo, non ha avuto una verità processuale – «Ora so chi ha ucciso la famiglia Einstein, sono stata in Germania a metà giugno per denunciare alla polizia colui che ritengo essere il responsabile dell’eccidio di mia zia e delle mie cugine, Cicci e Luce» aveva dichiarato in una intervista al Corriere appena il 26 agosto 2016 – scrisse Il cielo cade (Premio Viareggio 1962) al quale si interessarono subito Cesare Zavattini e Attilio Bertolucci, Uccidi il padre e la madre (ripubblicato da La nave di Teseo con il titolo Mi può prestare la sua pistola per favore?), Con rabbia (in una nuova edizione sempre de La nave di Teseo nel 2016), Diario Londinese e Album di famiglia.

Fondatrice del Puppet Theatre in zona Campo de’ Fiori a Roma – un Teatro di burattini per bambini – Lorenza Mazzetti organizzò un progetto che prevedeva di interpretare i sogni dei bambini: Franco Enriquez, direttore del Teatro di Roma, finanziò i laboratori e nel 1975 il materiale raccolto uscì nel volume Il teatro dell’io: l’onirodramma. I bambini drammatizzano a scuola i loro sogni (Guaraldi Editore). E dei sogni degli italiani già si era occupata sulla rubrica settimanale Vie Nuove, i suoi interventi furono poi raccolti in Il lato oscuro. L’inconscio degli italiani (Tindalo, 1969).
«Non sono una scrittrice, ho scritto dei libri. Non sono una pittrice, ho dipinto dei quadri. Non sono una regista, ho diretto dei film» ripeteva spesso, come un monito insieme a «Nulla è importante a parte che tutto è importante».

Moniti per sé ma soprattutto per gli altri, quegli altri, specie i giovani, per cui continuava ad avere memoria.
Il documentario a lei dedicato Perché sono un genio! Lorenza Mazzetti diretto da Steve Della Casa e Francesco Frisari nel quale si racconta con gli interventi di Bernardo Bertolucci, Malcolm McDowell, David Grieco, Paola Mazzetti, Dante Morganti è stato presentato nel 2016 alla Mostra del Cinema di Venezia.