Recita il vocabolario di lingua italiana: ‘ammoniti’: a) participio passato del verbo ‘ammonire’: individui diffidati, rimproverati, esortati a cambiare una particolare condotta scorretta. b) sostantivo indicante un’ antica setta egizia, devota al dio Ammone. Forse dedita, in suo onore, ad oscuri riti di suicidio collettivo.
Enzo Moscato, Ronda degli ammoniti, 2019
La cattedra, alle spalle, in alto, l’insegna “Scuola Elementare Emanuele Gì” e scendendo il ferro battuto arrugginito di una finestra senza vetri, aperta al gelo come al sole di giorni sospesi. Ma adesso si direbbe notte eterna, senza tempo, calda come la luce di un basso, tra la culla, la tavola e l’aria troppo spessa. Le cartine geografiche appese in alto come mappe che ampliano l’appartenenza geografica delle esistenze e sconfessano il localismo. I banchi che danno le spalle alla cattedra e sono rivolti agli spettatori. Le piastrelle opache che pavimentano edere di cent’anni fa.
Ronda degli ammoniti nella scelta di Clelio Alfinito è una scena aperta, senza sipario o quinte laterali, in cui entrano rigorosamente vestiti di nero “bambini che di botto diventano adulti e adulti che – alla stessa, identica maniera – ridiventano bambini, ritornando così nella loro vecchia classe di scuola elementare […] sita in via Francesco Girardi, 15, del quartiere popolare a ridosso di Toledo e da tutti meglio conosciuto con il nome di Montecalvario”.
Ero sul marciapiede, ferma ad un semaforo, circa un anno fa. Andavo di fretta, quando un signore piuttosto anziano si avvicinò e con un’aria di profonda afflizione mi disse “La gente sono cattivi, signorina! Sono tristi e cattivi…”. Non sapevo cosa rispondere, ma chiesi “E allora, cosa si fa? Che si deve fare?” il signore non ebbe esitazione “Signorina, si deve pregare! Prega, prega!”.

Perché racconto questo episodio per scrivere di Ronda degli ammoniti di Enzo Moscato?
Perché per scrivere di Ronda degli ammoniti ho dovuto pensare alle strade e alle città, meglio, alla vita che si muove e aspetta ai semafori. Ho dovuto pensare ai passaggi e agli sguardi dei passanti, alle ombre tra i vicoli e alle preghiere, quelle laiche, umane che però sono ancestrali e per questo potenti come la voce di Moscato quando snocciola da gesuita un de profundis passando per i banchi della classe e dando così, alle anime, il segnale, la mozione per la disposizione al finale.
Ronda degli ammoniti è l’atto di Teatro che va oltre se stesso e sa passare la ribalta: lo spettatore non partecipa empaticamente per una spinta emotiva, ma perché riconosce il radicamento archetipico e soffre per non averlo difeso già prima, nella vita sua, in quella tanto insipida quotidianità che si vorrebbe trasformare in termini di visualizzazioni e di commenti sui social. Lo spettatore riconosce quella tradizione che è senso abusato e brutalizzato dal fascismo prima e dal contemporaneo oggi che la svilisce e la trasforma in luogo comune, in aborto televisivo e spottista. Lo spettatore riconosce la verità del popolare che è tale solo perché appartiene al segreto palpito che accomuna i figli e i padri: il soffio degli antenati che l’agitarsi irresponsabile e acritico del mercato non vuole capire.
Moscato torna su la città di N. e sul coro, era accaduto in Raccogliere e Bruciare, ma se nella sua Spoon River tradinventata il gioco era disarticolare, la formula della ripetizione triadica era entropia pura e ammaliante, in Ronda degli ammoniti non ci troviamo di fronte ad una variazione sul tema. La città di N. diventa sempre più la città dell’oltre-Napoli, la città Nomen che non manifesta più come deve essere chiamata, ma proprio la sua essenza e, appunto, il suo radicamento. Il coro qui non disarticola, il coro è qui composto da individualità che si moltiplicano ma che sono compatte, potrebbero essere tutte una unica fantasia di esistenza e questo in Raccogliere e bruciare – Spoon River non era né possibile, né voluto da Moscato che anzi insisteva sulla separazione e mostrava nella Morte il distacco tra gli spiriti, troppo stretti invece nella e dalla vita. Reductio ad unum, ecco il segreto di Ronda degli ammoniti dove la vita e la Storia separano, la Morte unisce.

Le anime di questi morti non ritornano, c’erano già. Come l’illusione della neve, i valzerini e le canzoni d’operetta del ‘900, le Osservazioni della Vita e il Libro Cuore con il piccolo scrivano fiorentino, racconto mensile di dicembre interrotto dalla tisi. Ritornano se mai gli attori, ritorna il gioco, ritornano gli spettatori e questo Moscato lo dis-vela – “Se poi il velo sia di Maja o di Maria/ chesto è cosa ca po’ sape solo Dio!” – quando nel miagolio insistito il Maestro Ambrosino (Benedetto Casillo) spiega che «La reiterazione di frasi e di parole è propria dei Poeti e dei Morti! Quest’ultimi sotto forma di Fantasmi Petulanti! Come, del resto, ci insegna, nell’Amleto, il grande Bardo, Shakespeare, che voi non conoscete! E, se non dei Morti – sotto forma di Fantasmi Petulanti, allora essa è propria degli Attori. Anch’essi petulanti parecchio, e ciarlieri e reiteranti, con le frasi e le parole, a teatro, per mestiere. E se non degli Attori, allora essa è propria degli Sciocchi, degli Allocchi, dei Cretini. Degli alunni molto Sciocchi, molto Allocchi e moltissimo Cretini, che ci stanno in questa classe!».
In questa battuta meta-teatrale e meta-attorale (quindi anche piuttosto metafisica), si condensa Ronda degli ammoniti: quelle ripetizioni triadiche che Moscato spesso impiega sono la presenza materica del senso del teatro in sé che nella lezione di Jouvet, rimane una religione degli spiriti.
Oltre Rimbaud, Genet, Kantor, Proust e Bergson, Ortese, Ruccello e Scarpetta c’è Moscato, con la sua cifra drammaturgica di Poeta veggente, di inconfondibile Tiresia, Edipo e Amleto che riesce a sviluppare in personaggi come quelli dei due soldati (Antonio Polito e Michele Principe) senza nome e senza identità morti nel sangue del 1898 che si confondono, giocando alla morra ora bendati sugli occhi ora sulla bocca, con i bambini suicidi e superstiti del 1917 tra le note di un Piave che mormora; o come quello del bidello Schettino (Ciro D’Errico) che ripete, anche lui, e insistite sul luogo in cui terminano i voli dei bambini: il cortile interno della scuola. Perché il male è dentro, dentro rimane e cova la devastazione psichica, morale ed etica di chi sopravvive.

Sono le musiche di Lino Cannavacciuolo a formulare un ulteriore impulso musicale, seguendo la sinuosità della parola di Moscato che si fa logos, rispondendo al Lied degli ammoniti come alla Canzone dell’Arruolato involontario Piccerillo e amplificando la tensione, distillandone la pura essenza tragica al limite dell’epico. Il coro dei bambini è una compagnia di attori peculiare, tutti intonati e capaci di lavorare sui dettagli trasudando devozione per il mestiere e una forma benedetta di leggerezza (e sono: Simona Barattolo, Salvatore Chiantone, Giovanni Di Bonito, Tonia Filomena, Amelia Longobardi, Francesco Moscato)
Ronda accarezza l’anima alla bocca dello stomaco e al cuore – come il Crategone, il Biancospino che fiorisce nei sussidiari Ghirlandetta dei bambini – e mentre la scuote in un pianto segreto e silente, la provoca all’applauso e al canto di Passa la ronda di Milly insieme agli attori in ribalta. Se Raccogliere e Bruciare si congedava con Vivere, con una ironia mesta e certo più dolente, Ronda stupisce per l’ironia gioiosa.
Del resto, chi appartiene alle città, ai vicoli e alle strade lo sa. I morti per dritto non parlano mai, sempre per rovescio.
ARTICOLO DI IRENE GIANESELLI
#Chièdiscena dal 7 al 17 novembre 2019, Sala Assoli, Napoli
Ronda degli ammoniti di Enzo Moscato
con Benedetto Casillo, Simona Barattolo, Salvatore Chiantone, Ciro D’Errico, Giovanni di Bonito, Tonia Filomena, Amelia Longobardi, Enzo Moscato, Francesco Moscato, Antonio Polito, Michele Principe.
Musiche originali: Lino Cannavacciuolo
Musiche: Donamos
Scena: Clelio Alfinito
Costumi: Veronica Grossi
Fonica: Teresa Di Monaco
Aiuto Regia: Caro Guitto
Regia: Enzo Moscato
Organizzazione: Claudio Affinito
COPRODUZIONE COMPAGNIA ENZO MOSCATO – CASA DEL CONTEMPORANEO, FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA