Roberto Baldassarre (1961) da Roma è il vincitore della sezione recensione Over 35 del III Premio Internazionale di Critica Cinematografica Vito Attolini 2022 con “1970, la lezione di storia documentaristica di Tomasz Wolski” per il tema “La storia nel cinema”
[…] I materiali valorosamente raccolti non devono stare là nelle scaffalature in una indeterminata attesa, diventando sempre più archivio, secondo il vecchio vocabolario, perché sono percorsi da una viva impazienza di entrare nella dialettica odierna delle lotte democratiche e di contribuire così a creare una informazione più libera fin dalla sua radice.»
[Cesare Zavattini, in Cinenotizie in poesia e in prosa: Zavattini e la non-fiction, a cura di Tullio Masoni e Paolo Vecchi, Lindau, 2000].
Questa remota dichiarazione si adagia perfettamente ai propositi espositivi del documentario 1970 (2021) di Tomasz Wolski. Mentre era al lavoro sul precedente An Ordinary Country (2020), il regista polacco scovò sugli scaffali del Ministero della Difesa le registrazioni telefoniche, compiute dai servizi segreti, dello staff dell’unità di crisi intenta a sedare le proteste scoppiate tra il 14 e il 19 dicembre del 1970.
Pregiato materiale audio rimasto segregato per decenni, su cui Wolski ci ha lavorato poiché sapeva che era fondamentale (ri)proporlo quanto prima. Non soltanto per informare gli spettatori/cittadini odierni su quanto accade in quegli infausti giorni, ma perché si è reso conto che ci sono – troppe – similitudini con il presente, ossia il proseguimento di una politica volta alla repressione (le proteste in strada contro le restrizioni del governo riguardo l’aborto, cominciate nel 2021).
Costruito mettendo insieme il materiale filmico ritrovato, tra cui stralci di filmati già utilizzati da Andrzej Wajda in L’uomo di ferro (1981), l’originalità maggiore di 1970 risiede nelle scenette aventi come protagonisti le marionette, animate in Stop Motion da Robert Sowa, per dare una fisionomia agli audio. Wolski ha specificato che la scelta delle marionette fu per non “disturbare” gli spettatori dall’ascolto delle registrazioni audio, eppure questa rappresentazione “pupesca”, oltre a rendere ridicoli i veri protagonisti della vicenda, risulta essere una sferzante metafora su come la loro esistenza sulla scena politica sia asservite a poteri molto più forti. Lo staff di crisi è soltanto un gruppo di attori asserragliato nelle tetre e fumose stanze dei bottoni, e sono pupazzi che possono esser rimossi rapidamente, come evidenzia il finale in cui una mano guantata di nero spunta dall’alto e li toglie a uno a uno, a significare la caducità politica di tali figure quando falliscono il loro ruolo. Mano oscura che potrebbe essere la stessa del generale Wojciech Jaruzelski (1923-2014), Ministro della Difesa nel 1970, che dopo aver preso il potere attraverso un colpo di stato nel 1981, istituì subito la Legge marziale.

Con 1970 Wolski ha dichiarato le proprie passioni ma, al contempo, ha preso delle adeguate contromisure per non trasformare il documentario in un’opera faziosa. In un documentario politico si possono esporre le proprie idee con toni personali e slanci emotivi (in questo caso stilistici), ma è fondamentale rimanere onesti intellettualmente e rigorosi nel metodo di ricerca. Wolski non ha preso posizioni di parte, benché rilevi la spietatezza dello Stato maggiore contro gli scioperi, ma non ha voluto nemmeno trasformare gli scioperanti in eroi, perché dal materiale sono evidenti i danni e i disagi che hanno creato nelle città.
1970 è pertanto una nitida prolusione su quella lontana vicenda storica e un’efficace lezione registica/archivistica su come dovrebbe essere costruito un documentario che (ri)presenta del materiale ritrovato. Un’opera che si riallaccia bene a quanto disse il pluripremiato regista “impegnato” Jerzy Bursky (Tadeusz Łomnicki) alla giovane e testarda film-maker Agnieszka (Krystyna Janda) in L’uomo di marmo (1977) di Andrzej Wajda: «Sì, il film mia cara amica, lo ricordi, è essenzialmente documento, non letteratura. Non è destinato ai posteri il cinema, se non è per oggi è inutile».

Roberto Baldassare è storico e critico del cinema dal 2010. In passato ha collaborato, tra le molte riviste, con Nocturno Cinema e Sentieri Selvaggi; è stato Assistente di produzione per la Contrasseña Producción (Barcellona). Iscritto dal 2017 al SNCCI, attualmente collabora con CineCritica, I diari di Cineclub, Carte di cinema e TaxiDrivers.