Enzo Moscato: il Modo minore è la mia maniera di cantare, le note sono parole con le ali

Esce oggi Modo minore, il nuovo disco di Enzo Moscato reperibile a Palazzo Fondi e agli uffici di Casa del Contemporaneo (Napoli). Una delle figure più carismatiche del teatro partenopeo, maestro riconosciuto di intere generazioni, rivisita con il suo recitar cantando la colonna sonora della sua adolescenza ai Quartieri Spagnoli di Napoli. Da brani a torto dimenticati della canzone napoletana fino a Giorgio Gaber e ad alcune hit internazionali, è dunque la forma canzone, nelle sue multiformi fisionomie e derivazioni, a costituire l’elemento germinativo della composizione scenica: canzoni eseguite per esteso o a brandelli, spesso alterante o sovrapposte a materiali di diversa provenienza come per Nun t’aggia perdere, portato al successo da Pino Mauro ma introdotto ora da frammenti del Köln concert di Keith Jarrett. Con la direzione musicale di Pasquale Scialò e un ensemble di straordinari musicisti, Modo minore è uno spettacolo di conturbante bellezza dove si attraversa, secondo un percorso a sbalzi nello spazio e nel tempo, una parte della produzione musicale compresa tra gli Anni ’50 e ’70 del secolo scorso. Con disegni di Mimmo Paladino.

“Il modo minore” – com’è noto a molti – è una categoria specifica del canto. Ed è la mia maniera di cantare. Non solo dal punto di vista delle possibilità espressive personali, ma, soprattutto, per il mio atteggiamento minore, cioè radente, umile, sottomesso, quasi francescano per i mezzi che metto in campo.

Perché io non canto per mettere in luce un (improbabile, del resto) talento vocale, bensì per dare alla mia anima un’ulteriore chance di esprimersi, a teatro e nella vita, con altro e non solo con le parole. Con le note, appunto. Che io penso siano parole con le ali, farfalle sonore, sciusciateci da Dio.

D’altra parte, proprio per questo e se si sta dentro questo concetto, poetico e simbolico del cantare; se, cioè, non lo vediamo e non lo pratichiamo come categoria professionale (riservata solo a pochi) ma come una possibile maniera, singola e collettiva, di dire e di guardare alla bellezza del creato con animo commosso e grato, allora tutti possiamo e dobbiamo cantare, anche se stonati, anche se incapaci di qualsiasi quadratura musicale. Come ho già detto nel testo che accompagnava il mio primo concertino di canzoni, Embargos. Inciso nel 1994, se qualcuno se lo ricorda.

ARTICOLO DI ENZO MOSCATO

Casa del Contemporaneo

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