Ilaria Cangialosi: il teatro è un atto politico, in scena la storia di Rosa Luxemburg

Zvi Zvi, spettacolo teatrale prodotto da Animalenta, scritto e diretto da Ilaria Cangialosi e programmato nell’ambito del progetto “Il teatro che ti cambia” (Vincitore Bando Periferie al centro. Intervento di Inclusione culturale e sociale della Regione Puglia), avrebbe dovuto debuttare il 27 marzo 2020 al Nuovo Teatro Abeliano di Bari, in scena l’attrice Antonella Ruggiero. In questo momento di crisi mondiale sarebbe retorico ribadire che è solo uno dei tanti spettacoli che non è arrivato al palco e oltre, come è retorico raccontare che uno streaming possa sostituire l’incontro tra persone, come è retorico anche chiedersi se sia importante, in un momento di lutto oltre che di sospensione, parlare anche di questo. I teatri sono chiusi ma ciò non significa certo che il Teatro abbia smesso di esistere e che, superata questa crisi, possa continuare ad essere pensato (e ri-pensato), vissuto (e discusso) dai suoi lavoratori come dal suo pubblico proprio in quegli stessi spazi in cui ora risuonano l’assenza, la paura, la solitudine e tutte le promesse che non abbiamo potuto mantenere.

La Cultura non è soltanto intrattenimento, per quello esiste, del resto, la televisione, esistono i social. La Cultura è un’altra cosa e il Teatro fa parte della Cultura, cioè della vita che, ontologicamente si sconta nella carne, non attraverso uno schermo. Che siano chiuse le strutture, quindi, non significa che sia finito il rito. Anche noi stiamo chiusi nelle nostre stanze, ma la nostra vita non è finita.

Per questa ragione vi proporremo conversazioni su spettacoli che, siamo certi, vedremo. Il Teatro non tornerà perché non se n’è andato. Il Teatro resta, come la Cultura, a patto di volerlo e di non abdicare alle forme semplici del protagonismo e dell’individualismo. Il Teatro resta, proprio come l’amore di tutte le persone che abbiamo perduto in questa grave crisi mondiale dalla quale non usciremo certo migliori se accetteremo di rinunciare all’incontro e se invece accetteremo di continuare a offrire spettacolo solo per produrre reddito.

Di questo appare ben consapevole Ilaria Cangialosi, che oltre a raccontare proprio di Zvi Zvi, guarda al proprio percorso fino ad oggi.

Animalenta: perché avete scelto questo nome per la vostra Compagnia?

Animalenta nasce nel 2014. Anima, dal greco soffio, vento, ma anche Animale contrapposto a spirituale, cioè corporeo e istintivo insieme a lentezza intesa come peculiarità, non come difetto, andando contro i tempi del mercato, della produzione e della vendita, rispettando quelli della maturazione dei frutti, come per la natura. Questi sono gli ingredienti che abbiamo scelto, per andare alla ricerca della verità, dell’essenziale, dell’utilità attraverso il teatro. 

Qual è stato il tuo percorso fino ad oggi?

Comincia tutto a sedici anni, giovanissima attrice al Teatro Abeliano di Bari, poi tre anni per studiare a Modena dove mi sono diplomata attrice, e dopo Roma, le tournée in tutta Italia con l’Emilia Romagna Teatro Fondazione e lo Stabile d’Innovazione del Veneto prima di rientrare nella mia terra, a Bari, e lavorare per dieci anni con il Teatro Kismet. In questi anni sono arrivati anche i figli, tre, tutti assieme.  Sulla maternità e il lavoro artistico ci sarebbe da scrivere un capitolo intero… a parte! La scrittura è sempre stata presente nella mia vita, mentre servivo ai tavoli dei pub, mentre studiavo, mentre frequentavo workshop, mentre recitavo, scrivevo, scrivevo sempre, immaginavo storie, temi che avrei voluto affrontare rispetto ad altri ma è grazie all’incontro con Leo Muscato che ho potuto mettermi alla prova. Da attrice ad autrice/regista. Non smetterò mai di ringraziarlo. Nel 2014 ho scritto scAlzati. Nato assieme ad Annalisa Legato, oggi lo portiamo in scena io e Angela Iurilli. È il primo spettacolo prodotto da Animalenta che affronta il tema della violenza di genere. Si tratta di uno spettacolo site specific, nasce da alcune domande e le pone al pubblico, è alla ricerca di un contatto vero con le persone, chiede al pubblico di esserci, di interagire attraverso azioni, parole. Farfalle è del 2016, racconta la storia delle sorelle Mirabal. Una storia potente ma ancora oggi sconosciuta: è la storia di quattro donne che combattono, fondano il movimento 14 giugno a Santo Domingo contro uno dei regimi più sanguinari della storia, contrastando la politica xenofoba attuata dal dittatore Trujillo. Tre di loro vengono arrestate, torturate e infine uccise. Grazie anche al loro coraggio il regime cadde. Mariposas, Farfalle era il loro nome in codice. Il 25 novembre, giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne, è dedicata a loro. In scena ci sono le bravissime attrici pugliesi: Angela Iurilli, Arianna Gambaccini, Sara Bevilacqua.

E nel 2020 hai scritto Zvi Zvi, ispirata da Rosa Luxemburg. Quanto è rischioso far diventare una persona “personaggio”?

Rosa Luxemburg è una donna incredibile, vissuta in un’epoca dominata solo da uomini, la sua era una voce importante, riempiva le piazze perché arrivava al cuore della gente, capiva il popolo, i suoi bisogni, le necessità. Si batté per i diritti dei lavoratori opponendosi alla guerra e al militarismo con tutta se stessa, in un’idea di equità e pace. Durante la I Guerra Mondiale fu arrestata con l’accusa di incitamento alla diserzione. Nonostante fosse dietro le sbarre, in una cella fredda e scarna, nonostante il mondo fuori andasse in pezzi, riusciva a vedere la bellezza ovunque credendo nell’idea che presto si sarebbe costruito un “Nuovo mondo”. In carcere si nutriva di poesia, aggiornava il suo erbario, sfamava le sue cinciallegre appoggiate alla grata della sua finestra, scriveva per il giornale con un nome in codice, sognava la rivoluzione. Per raccontare Rosa ho scelto Antonella Ruggiero che la interpreta, a mio avviso, magnificamente. Lo stile scelto non è la narrazione, Antonella agisce Rosa, attraverso questo agirla si ritrova la sua umanità e le idee di un personaggio così complesso. Attraverso la scrittura ciò che volevo emergesse era da un lato il suo infaticabile lavoro, le idee politiche, la visione presente e futura, dall’altro la sua incredibile umanità. Il suo amore per tutti gli esseri viventi, in particolare i più indifesi e vulnerabili, era strettamente legato alla visione politica: era proprio questo che la spingeva a lottare con forza per i diritti degli ultimi, l’amore. Il personaggio pubblico e politico si interseca con la donna e la sua grande umanità. 

Rosa Luxemburg diceva di sentirsi un uccello o un animale in forma umana, amava in particolare le cinciallegre: questo desiderio di volo intellettuale e politico come è tradotto nella vostra rappresentazione?

«Sulla mia lapide voglio che si leggano solo due sillabe “Zvi Zvi” il suono delle mie cinciallegre» […] «nella parte più intima appartengo più alle cinciallegre che ai compagni». In ciò che ai suoi compagni di partito apparve come una debolezza, è a mio avviso, racchiusa tutta la sua essenza: l’avere amore per ogni essere vivente, animale e vegetale, ed essere consapevole dell’importanza che questo ha per il benessere dell’universo. Le sue cinciallegre sono il filo rosso di tutto lo spettacolo che si chiama proprio Zvi Zvi, dall’onomatopea del loro richiamo.

Il Teatro è un atto politico, anche se in molti vorrebbero convincerci del contrario…

Il teatro è sempre un atto politico a mio avviso. Esiste un teatro non consapevole di esserlo. Dovremmo essere consapevoli che tutto è politico, ciò che mangio, cosa indosso, cosa compro, dove vado in vacanza, come mi comporto… anche scegliere di mettere in scena un’opera piuttosto che un’altra è un atto politico ben preciso. C’è chi ne è consapevole, chi non lo è, e poi c’è un terzo gruppo che finge di non esserlo. L’accumulazione del capitale racchiude tutto il pensiero di Rosa Luxemburg sul sistema capitalistico che lei definisce «Un sistema economico fallimentare perché necessita di un continuo saccheggiamento di paesi non capitalistici fino al suo esaurimento». Rosa Luxemburg aggiunge che a quel punto «le potenze economiche saranno costrette a farsi guerra l’un l’altra in un’escalation di sangue senza fine» e questo è anche il monito. Dicevamo che il teatro è un atto politico. Non poteva mancare questa visione del futuro all’interno dello spettacolo, in cui lei vede come unica soluzione: «Socialismo o barbarie».

ARTICOLO DI IRENE GIANESELLI

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