Breve storia del K-Pop: il saggio di Ivan Canu per scoprire il fenomeno

Con Breve storia del K-Pop (Salani 2024) Ivan Canu (illustratore, art director) si propone di far conoscere vari aspetti della Corea del Sud attraverso il fenomeno musicale K-pop e l’evoluzione della korean wave (o hallyu) con particolare riferimento agli anni 2000.

Nell’introduzione l’autore, mediante due aneddoti (l’ultimo riguarda il suo primo concerto agli iDays di Milano il 12 luglio scorso), ci accompagna nel suo viaggio personale nel mondo del K-pop, definito da alcuni critici come il possibile erede della musica pop americana. Il K-pop, pur essendo in una lingua diversa dall’inglese o dallo spagnolo (le più comuni nel panorama musicale globale), riesce comunque a conquistare un vasto pubblico, attirando non solo i giovani, ma anche le generazioni più adulte, come sottolinea l’autore.

Nel corposo saggio Canu ripercorre brevemente la storia della Corea, con riferimento all’occupazione giapponese (1910-1945) e al simbolo nazionale della tigre, che rappresenta forza, aggressività e dominio. Viene poi proposto un confronto tra Corea e Giappone in termini di popolarità culturale: se il Giappone ha raggiunto il culmine della sua fama agli inizi del ’900, il fenomeno K ha preso piede sin dagli anni ’90. Il K-pop, pur influenzato dal J-pop e dal pop rock occidentale, ha sviluppato un’identità propria, riflettendo le culture e le tendenze culturali proprie della Corea. Tuttavia, diversamente dal J-pop, il K-pop è riuscito a diffondersi con successo in Occidente, grazie all’hallyu e ai suoi idols, che l’autore descrive come artisti, ma anche veri e propri prodotti commerciali delle agenzie di intrattenimento.

Secondo l’autore, l’11 aprile 1992 segna l’inizio del K-pop, all’epoca ancora noto come gayo (musica popolare), con l’esordio del gruppo Seo Taiji and Boys. Dopo il loro scioglimento nel 1996, il panorama musicale coreano cambia radicalmente. Tra il 1995 e il 1998 nascono le prime grandi agenzie, le cosiddette Big Three: SM Entertainment, JYP Entertainment e YG Entertainment, quest’ultima fondata da Yang Hyun-suk, ex membro dei Seo Taiji and Boys. Queste agenzie, seguite da molte altre, si impegnano nella formazione, produzione e promozione degli artisti puntando sia al mercato locale che a quello internazionale. SM Entertainment inizialmente si focalizza sul mercato giapponese, la JYP si rivolge al mercato statunitense con artisti come Rain e le Wonder Girls, mentre YG si distingue per uno stile musicale innovativo e per la sua attenzione al mondo della moda.

Accanto alle Big Three, altre agenzie hanno guadagnato notorietà: Cube Entertainment con i BTOB, Starship Entertainment con i Monsta X, RBW con i ONEUS e Big Hit Entertainment (oggi HYBE) con i BTS, che hanno contribuito in modo esponenziale alla crescita dell’azienda.

Gli idols affrontano un intenso periodo di formazione, noto come training, durante il quale perfezionano canto, ballo e lingue straniere. Questo percorso, che può durare anni, seleziona solo i migliori per il debutto. Tuttavia, il sistema presenta aspetti critici, come i cosiddetti “contratti da schiavo” e i debiti accumulati dai trainee per coprire le spese sostenute dalle agenzie. Fortunatamente, alcune agenzie hanno iniziato a garantire condizioni più favorevoli, eliminando i debiti per chi non riesce a debuttare o coprendoli grazie agli sponsor.

Negli ultimi anni, programmi televisivi come Produce 101 e I-Land hanno offerto una piattaforma ai giovani aspiranti idols, aggiungendo un ulteriore livello di competizione e spettacolarità al processo di selezione.

L’autore dedica anche una sezione ai BTS, descrivendo i ruoli dei membri e il loro fandom, gli ARMY, che proteggono e sostengono il gruppo. Accanto ai BTS, trovano spazio anche le Blackpink e molti altri gruppi, lasciando al lettore la curiosità di scoprirli attraverso il saggio.

Interessante è anche l’evoluzione del K-pop verso band che suonano strumenti, come i The Rose, che personalmente chi scrive ha avuto il piacere di vedere in concerto a Milano.

Canu affronta anche temi cogenti e delicati come la sessualizzazione del corpo femminile, la salute mentale degli idols e i casi di suicidio, spesso legati a depressione e pressioni sociali. L’autore menziona infatti artisti come Sulli, Jonghyun (SHINee) e Goo Hara, sensibilizzando il lettore su tali questioni in modo problematico.

In Breve storia del K-pop viene trattato anche il fenomeno cancel culture, sottolineando come anche errori minimi possano mettere a rischio la carriera di un idol se non rispetta comportamenti e contenuti socialmente riconosciuti come validi e positivi. Questo problema si acuisce con le sasaeng, fenomeno per cui fans ossessivi invadono la privacy degli artisti, ma fortunatamente le agenzie stanno adottando misure più severe contro queste forme di violenza.

In conclusione, il libro di Ivan Canu offre una panoramica chiara e dettagliata sul mondo del K-pop, arricchita da immagini e spiegazioni accessibili. È una lettura consigliata a chiunque voglia scoprire o approfondire questo affascinante universo culturale, indipendentemente dall’età.

ARTICOLO DI FEDERICA LORUSSO

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